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Un team di ricercatori ha trovato prove che suggeriscono che i nostri sensi sono in grado di percepire la malattia nelle altre persone prima che si manifesti. Un nuovo studio condotto dai ricercatori della Karolinska Institutet in Svezia ha concluso che il cervello umano è molto più abile nella scoperta e nell'evitare le malattie nelle loro fasi iniziali di quanto si credeva in precedenza. Lo studio è stato motivato dalla teoria che le persone tendono ad avere reazioni più positive verso le persone sane che verso quelle malate.
I partecipanti volontari sono stati selezionati per dimostrare la fattibilità di questo studio. Sono stati infettati con innumerevoli sezioni di batteri. Queste iniezioni stimolavano la risposta immunitaria sistemica all'invasione di sostanze estranee al corpo. I partecipanti hanno iniziato a mostrare sintomi della particolare malattia che comprendono stanchezza, febbre e lievi livelli di dolore. Durante questo periodo sono stati prelevati campioni di odori e sono state scattate fotografie e registrati video. I sintomi si sono manifestati per alcune ore dopo l'iniezione, dopo di che sono scomparsi.

Un secondo gruppo di partecipanti è stato esposto alle immagini e agli odori di questi volontari. Sono stati invitati a valutare quanto piacevano mentre uno scanner MR misurava le proprie attività cerebrali. Essisono stati invitati ai a fare valutazioni, basate puramente sulla visione delle immagini, dichiarando quali particolari partecipanti sembravano ammalati, chi ritenevano attraente e con chi avrebbero socializzato volentieri. Coloro che erano malati sono risultati meno attraenti.


Lo studio è andato avanti per dimostrare che il cervello effettivamente porta reazioni più favorevoli verso le persone sane. "Il nostro studio mostra una differenza significativa in come le persone tendono a preferire e sono più disposte a socializzare con persone sane rispetto a quelle malate", ha detto il professor Olsson. "Possiamo anche vedere che il cervello è bravo a percepire segnali da più sensi relativi allo stato di salute di una persona". Questo sembra essere una conferma biologica che la sopravvivenza comporta naturalmente evitare l'infezione.

Un interessante elemento emerso è che se le persone avevano stretti rapporti con gli ammalati, il loro atteggiamento era diametralmente opposto: "Il rifiuto e l’allontanamento non necessariamente si applicano se si ha una stretta relazione con la persona che è malata" dice il professor Olsson. "Un segnale di malattia può migliorare il comportamento curativo nel caso di rapporti stretti, ad esempio con i figli. Con questo studio dimostriamo che il cervello è più sensibile a quei segnali di quanto abbiamo pensato"
   

Fonte: Worldhealth


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