Integratori di betaglucani  



Un maggiore consumo di betaglucani (fibre alimentari solubili) è associato a valori inferiori di pressione arteriosa sistolica (SBP) e diastolica (DBP): è quanto emerge da una revisione con meta-analisi di trial controllati randomizzati su soggetti sani pubblicata recentemente sul Journal of Hypertension.

I risultati dello studio sono in linea con le raccomandazioni di numerosi nutrizionisti di aumentare il consumo di fibre alimentari. «Oltre alla prescrizione di farmaci, la gestione dell’ipertensione coinvolge cambiamenti nello stile di vita, come il mantenimento di un peso salutare, la cessazione del fumo, la riduzione del consumo di alcol e modificazioni alimentari come una dieta a basso tenore di sale e ricca in frutta e verdura» affermano gli autori della ricerca, guidati da Charlotte E. L. Evans, della School of Food Science and Nutrition dell’Università di Leeds (UK).

«L’entità dell’effetto notata a livello individuale nei trial di intervento alimentare è in genere relativamente contenuta. Per esempio si è visto che a una riduzione di 1 kg di peso corrisponde una riduzione di 1 mmHg di SBP e DBP. In ogni caso, questi piccoli effetti possono tradursi in importanti riduzioni di incidenza di ipertensione a livello della popolazione generale» proseguono. «Si stima che ogni 2 mmHg di diminuzione di SBP e ogni mmHg di calo di DBP si associno a un 10% di riduzione nella popolazione del rischio cardiovascolare».

«Nonostante le raccomandazioni per un maggiore consumo di frutta e verdura siano incluse nelle linee guida per la riduzione della pressione arteriosa (BP), non altrettanto si può dire riguardo al consumo di fibre» sottolineano Evans e collaboratori, e questo nonostante varie revisioni e studi abbiano dimostrato una significativa relazione inversa tra consumo di fibre e valori pressori. «Una dieta ricca di fibre, particolarmente se in fibre solubili, si associa ad outcome di salute aggiuntivi, come un migliore controllo della glicemia e del profilo lipidico».



Pochi studi hanno finora valutato l’impatto dei differenti tipi di fibra sulla BP. Gli autori hanno pertanto effettuato una revisione sistematica della letteratura e una meta-analisi di trial controllati randomizzati utilizzando modelli a effetti casuali. I criteri di eligibilità per lo studio hanno compreso trial (pubblicati tra il 1° gennaio 1990 e il 1° dicembre 2013) di almeno 6 settimane di durata, in cui una fibra isolata o una dieta ricca di fibre veniva testata rispetto un controllo o un placebo

Ventotto trial hanno soddisfatto i criteri di inclusione e riportavano dati relativi all’assunzione di fibre. Diciotto studi sono stati inclusi nella meta-analisi. I trial sono stati classificati secondo 12 categorie in base al tipo di fibra, basandosi sulla struttura chimica: nove categorie riguardavano fibre isolate e tre comprendevano miscele complesse di fibre. Le stime raggruppate per tutti i tipi di fibra si sono attestate a -0,9 mmHg (95% CI: da -2,5 a 0,6 mmHg) e -0,7 mmHg (95% CI: da -1,9 a 0,5 mmHg) rispettivamente per SBP e DBP. La differenza mediana nelle fibre sul totale è stata di 6 grammi. Le analisi sugli specifici tipi di fibra porta a concludere che i regimi alimentari ricchi in beta-glucani riducono la SBP di 2,9 mmHg (95% CI: 0,9-49 mmHg) e la DBP di 1,5 mmHg (95% CI: 0,2-2,7 mmHg) per una differenza mediana in betaglucani di 4 g. L’eterogeneità per i singoli tipi di fibra è stata generalmente bassa.

«In generale» concludono gli autori «gli studi inclusi nella revisione hanno riportato riduzioni in SBP e DBP sia nei gruppi ad alto contenuto di fibra sia nei gruppi di confronto, ma le più ampie riduzioni sono state evidenziate nei partecipanti con il più elevato consumo di beta-glucani».
 

Fonte: Pharmastar  

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