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Oggi Ray Kurzweil ha 65 anni ed è considerato “il Thomas Edison dei nostri tempi”: a lui il Wall Street Journal dedica un lungo ritratto. All’età di 17 anni divenne celebre per la sua prima invenzione, un computer in grado di comporre musica nello stile di Vivaldi, Mozart, Beethoven. Da allora non ha mai smesso di sfornare invenzioni, molte delle quali hanno un’utilità sociale, ad esempio il software che traduce ogni testo nella scrittura Braille per non vedenti; alcune di uso ormai universale: come gli scanner. A 65 anni, Kurzweil è stato assunto per la prima volta: da Google.  Dopo una vita spesa come inventore-imprenditore indipendente, Kurzweil sta iniziando un’esperienza professionale del tutto nuova. Di lui colpisce soprattutto l’ottimismo: è convinto che l’umanità sia alla vigilia di scoperte bio-tecnologiche straordinarie, che comporteranno una sempre maggiore durata della vita.


L’atteggiamento fiducioso di Ray Kurzweil è utile per affrontare una delle sfide decisive del nostro tempo: l’aumento della nostra longevità.


Questi argomenti sono oggi molto dibattuti in America, perchè siamo alla vigilia di un passaggio epocale. Si avvicinano all’età della pensione parecchi dei baby-boomers. Nati fra il 1945 e il 1965, nell’esplosione di fertilità che coincise con il dopoguerra e il boom economico, hanno avuto un impatto destabilizzante e rivoluzionario in molti campi: politica, economia, costume, sessualità, moralità, cultura, musica. Una generazione numerosissima. Dopo i baby boomers nessun altra generazione ha potuto essere così folta ed esercitare un impatto sociale così forte. I baby-boomers vivono oggi la “seconda età adulta”. Alcuni dei simboli di questo nuovo modo di vivere, in America, sono sotto gli occhi di tutti: vanno da Bill Clinton (baby boomer anziano) a Bill Gates a Barack Obama (baby boomer giovane). Ma non sono solo i ricchi, i potenti, i privilegiati e i fortunati, a invecchiare meglio. Questo fenomeno sta diventando maggioritario, un privilegio di massa. E’ incontestabile il fatto che oltre a vivere più a lungo, si invecchia anche meglio. In parte è dovuto ai progressi della medicina. Ma non solo: la generazione dei baby boomers ha inventato il salutismo come pratica diffusa, ha massificato il jogging e lo yoga, la palestra e lo Slow Food.


In Italia, invece, purtroppo, il tema della longevità crescente viene letto in chiave negativa. Se ne sono impadroniti i tecnici contabili della finanza pubblica per spiegarci che questa è una catastrofe destinata a far saltare tutti i conti della previdenza. Nel dibattito politico si parla di rottamazione in modo legittimo quando s’invoca un ricambio ai vertici della classe dirigente; ma è profondamente sbagliato se la rottamazione diventa uno slogan rivolto contro un’intera generazione. In Italia si è creata questa pericolosa illusione, questa deformazione grottesca della realtà, per cui sarebbe colpa di chi invecchia e non sgombra il campo, se tanti giovani sono disoccupati.


Attenzione: vi siete accorti che il paese dove s’inventarono le baby-pensioni, il paese dove si usano i prepensionamenti dei cinquantenni come ammortizzatore delle crisi aziendali, il paese degli esodati, ha una disoccupazione giovanile doppia o tripla rispetto a quella di paesi come gli Stati Uniti (dove si lavora fino a 67-70 anni) o come la Germania (dove i prepensionamenti sono scoraggiati)?


Nel libro “Per una verde vecchiaia”, manifesto generazionale per non rinunciare al futuro, si leggono numerosi esempi concreti di società, dalla California all’Europa del Nord, che stanno progettando la valorizzazione delle “pantere grigie” come una risorsa. Per rimettere in moto uno sviluppo ricco di opportunità anche per i giovani. L’esatto contrario di quella guerra generazionale che viene predicata in Italia.


La vecchiaia si è allungata, non ci sono più anziani in pensione, ma ci sono persone che hanno salute, vitalità, entusiasmo, che costituiscono un esercito invisibile e non utilizzato. In un Paese ad anzianità prolungata come l’Italia, questa è una questione preponderante. Si dovrebbe trovare il modo di sfruttare le risorse delle pantere grigie, che si avvicinano alla fine del lavoro, ma hanno ancora tantissima vitalità e creatività. Il loro contributo alla rinascita del paese è importante, l’esperienza potrebbe essere reinvestita nella cultura, nella musica, nel paesaggio. Dalle campagne al progresso, hanno lottato per cambiare le cose, grazie a loro siamo diventati cittadini del mondo abbattendo tutti i muri, avevano ideali importanti che hanno prodotto cambiamenti positivi, non possiamo negarlo o dimenticarlo, e allora, pensiamo alla riqualificazione di questa nuova fase della vita. Nuovi parametri, un patto di nuova cittadinanza. Per liberarci dal negativismo dobbiamo imparare a fare una ginnastica mentale, liberarci dai pregiudizi, a partire da quelli legati all’invecchiamento celebrale, visto che i recenti studi dimostrano che l’evoluzione del cervello non si esaurisce nella giovinezza. Al fine di salvaguardare e presidiare gli immensi giacimenti di saggezza che il nostro paese nasconde.

 
Federico Rampini  


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