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Un contributo importante nel processo di invecchiamento è l'accumulazione permanente di danni molecolari risultanti da infiammazione e radicali liberi.

La famiglia CD33rSiglec di proteine ​​sono note per proteggere le nostre cellule dai danni collaterali da infiammazione.
 
Un team della University of California / San Diego School of Medicine (California, USA) ha studiato il ruolo della CD33rSiglecs nella durata di vita. I recettori Siglec sporgono come antenne sulla superficie esterna delle cellule immunitarie, sondando la superficie di altre cellule. Quando acidi sialici legano i recettori Siglec, trasmettono il messaggio all'interno della cellula. Questo segnale relè mette un freno alla attivazione delle cellule immunitarie. In questo modo, i recettori CD33rSiglec aiutano a smorzare l'infiammazione cronica e il processo di ossidazione.  


Ajit Varki e colleghi riportano una correlazione tra il numero di copie del gene CD33rSIGLEC e la massima durata della vita in 14 specie di mammiferi.
Inoltre, hanno scoperto che i topi privi di una copia del gene CD33rSIGLEC non vivono a lungo come i topi normali, hanno livelli più elevati di radicali liberi e più danni molecolari.


Gli autori dello studio sostengono che: "La rimozione di Siglec provoca lo sviluppo di segni di invecchiamento esagerati a livello molecolare, strutturale e cognitivo.
Abbiamo scoperto che l'invecchiamento accelerato è legato sia ad un metabolismo squilibrato ROS, sia a una perdita di valore secondario nella detossificazione di molecole reattive, portando, in ultima analisi, ad un aumento di danni cellulari DNA, proteine ​​e lipidi. I nostri dati suggeriscono che la CD33rSiglecs si è co-evoluta nei mammiferi per ottenere una migliore gestione dello stress ossidativo durante l'infiammazione, che a sua volta riduce il danno molecolare ed estende la durata della vita. "


Fonte: Worldhealth

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