Integratori di Ferro

 




Il ferro è un microalimento importante, perché entra nel ciclo di formazione dei globuli rossi.

Un errore frequente è quello di associare il ferro all'anemia, malattia del sangue caratterizzata da scarsità di globuli rossi o di emoglobina o di entrambi. Esistono infatti numerose forme di anemia e quindi anche numerose cause. Molte anemie non sono dovute a carenza di ferro: quelle che lo sono vengono denominate sideropeniche.
 
L'organismo è in grado di assorbire dal 10 al 15% del ferro assunto con l'alimentazione; tale percentuale varia proprio in funzione della tipologia dei cibi e della modalità d'assunzione.
Se è di origine vegetale solo il 2-10% viene assorbito, mentre se è di origine animale l'assorbimento può arrivare fino al 35%; ciò perché il ferro emoglobinico è assorbito molto più facilmente, soprattutto se viene assunto contemporaneamente a vitamina C.

Gli alimenti più ricchi di ferro sono le carni rosse, il tuorlo d'uovo, il pane integrale, il pesce, la verdura, i legumi secchi e la frutta.
 

La maggior parte degli individui non necessita di un integratore di ferro, essendo sufficiente l’assunzione degli alimenti che lo contengono. Tuttavia, in particolari situazioni, assumere integratori di ferro può costituire un valido aiuto per scongiurare carenze e la possibilità che queste evolvano ad anemia sideropenica.

Le carenze di ferro sono più frequenti nei casi di:

-sesso femminile;

-mestruazioni abbondanti (menorragie);

-ridotto assorbimento di ferro (steatorrea intestinale, diarrea cronica, ipocloridria, gastrectomia, utilizzo di farmaci antiacidi), celiachia;

-dieta strettamente vegetariana o abuso di fibre alimentari, come la crusca;

attività sportiva intensa: a rischio sono soprattutto gli atleti impegnati in discipline di fondo;

-emorragie di varia natura (sangue dal naso, emorroidi, ulcere, ferite, vermi intestinali ad uncino ed ossiuri, abuso di farmaci antinfiammatori come l'aspirina o anticoagulanti, ernia iatale, diverticoli, vari tipi di tumori, polmoniti o broncopolmoniti con emottisi (emissione di sangue con la tosse), calcoli renali, neoplasie od infiammazioni a livello del rene o delle vie urinarie, cistiti, uretriti, prostatiti ecc.);

-gravidanza e allattamento.



Gli integratori di ferro si rendono cioè necessari quando l'apporto alimentare del minerale è ridotto, quando diminuisce la capacità dell'organismo di assorbirlo o quando aumentano le perdite. Si consiglia di consultare il medico.
Gli integratori più diffusi contengono compresse a base di sali organici ferrosi (solfato, succinato, fumarato, gluconato o lattato), da assumersi preferibilmente a stomaco vuoto per favorirne l'assorbimento.

Ma in caso di intolleranza gastrica possono essere assunti in concomitanza del pasto. Tra gli effetti collaterali degli integratori ferrosi rientrano anche diversi altri disturbi di origine gastrointestinale, come diarrea, stitichezza, nausea, vomito, dolori addominali e colorazione nera delle feci.

La terapia solitamente inizia con dosaggi ridotti e aumenta progressivamente proprio per evitare i suddetti effetti indesiderati, e ha una durata piuttosto lunga. Nello specifico si deve protrarre per tre quattro mesi dopo il raggiungimento del livello normale di emoglobina, in modo da saturare le scorte dell'organismo e prevenire ricadute.  

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