Integratori alimentari antiossidanti  




“Uno degli effetti più temibili delle radiazioni ionizzanti è la generazione di radicali liberi” ha affermato il biochimico Eugenio Luigi Iorio, presidente dell’Osservatorio Internazionale dello Stress Ossidativo, che nel corso della trasmissione “Cose dell’altro Geo” in onda sui RAI 3 giovedì 28 aprile, e ha valutato in tempo reale, mediante contatore Geiger, il livello di radioattività di un campione di alimenti di origine vegetale ed animale.
“Le radiazioni ionizzanti, quali quelle emesse dalle sostanze radioattive sprigionatesi dalla centrale nucleare giapponese di Fukushima – ha affermato Iorio nel corso di un’intervista – sono in grado di spezzare i legami chimici di qualsiasi molecola, generando atomi e raggruppamenti atomici caratterizzati dall’avere un elettrone spaiato e, dunque, dei radicali liberi. Questi ultimi, in presenza di ossigeno, danno origine a dei sottoprodotti chiamati idroperossidi, considerati marcatori e potenziali amplificatori dell’insulto da stress ossidativo”.
 
Esistono dei test, chiamati d-ROMs Test che consentono di valutare il livello di idroperossidi circolanti, consentendo al medico di evidenziare uno degli effetti più diretti delle radiazioni ionizzanti e, con esso, prendere in considerazione la necessità di assumere antiossidanti in maniera mirata e personalizzata, allo scopo di contrastare l’insulto ossidativo.
“Non a caso – ha concluso Iorio – proprio un gruppo di studiosi giapponesi ha recentemente dimostrato, attraverso il d-ROMs Test, messo a punto dal chimico italiano Carratelli, che l’assunzione di vitamina C è in grado di proteggere dall’insulto ossidativo dei ratti precedentemente esposti a dosi massicce di radiazioni ionizzanti”.
Una speranza, in più, dunque, nell’affannosa lotta per la ricerca di strategie atte a contrastare i gravissimi effetti sulla salute degli incidenti nucleari.