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SIGNIFICATO E ETIMOLOGIA  

Il termine neoplasia  deriva dal greco néos, “nuovo”, e plásis, “formazione” ed è un altro modo per indicare il tumore, termine che deriva invece dal latino tumor, “rigonfiamento”.

La manifestazione in forma maligna di un tumore viene definita cancro o carcinoma. Il termine deriva dal greco karkinos, ("granchio") è fu utilizzato per la prima volta da Ippocrate, padre della Medicina, il quale osservò che le cellule neoplastiche formano propaggini che avvinghiano le cellule normali vicine e le distruggono, così come il granchio avvinghia con le chele la preda.

Il tumore è una patologia rappresentata da  “una massa abnormale di tessuto che cresce in eccesso ed in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali, e che persiste in questo stato dopo la cessazione degli stimoli che hanno indotto il processo” questa la  definizione coniata dall'oncologo R.A. Willis, riconosciuta ed accettata a livello internazionale.
 

 
La crescita incontrollata di un gruppo di cellule è determinata da alterazioni del loro patrimonio genetico, ed è alla base di diverse malattie, con differenti caratteristiche, classificabili in base a 3 modalità:

  • Secondo il tipo istologico originario delle cellule proliferanti: principalmente in tumori epiteliali, mesenchimali, delle cellule del sangue o del tessuto nervoso


  • Secondo l'aggressività e il decorso clinico previsto: in tumori benigni (non cancerosi) e tumori maligni (cancerosi, o cancro);


  • Secondo la stadiazione tumorale, o Classificazione TNM, per quanto riguarda i tumori maligni.



STORIA

La più antica testimonianza riguardante il cancro è datata intorno al 3000 a.C. e viene riportata sul più antico trattato di medicina in nostro possesso, il Papiro Edwin Smith, dove viene descritto il cancro della mammella.

Ippocrate
descrisse diversi tipi di tumore. Celso (25 a.C. - 50 d.C.)  raccomandò la chirurgia come trattamento, mentre Galeno (II secolo d.C.) consigliò la somministrazione di purganti come rimedio al cancro. Queste raccomandazioni rimasero valide per 1000 anni.


Con l’utilizzo del microscopio, avvenuto nel XVIII secolo, si scoprì che il cancro si diffonde dal tumore primario attraverso i linfonodi ad altri siti, generando la cosiddetta metastasi. Questa scoperta è attribuita al chirurgo inglese Campbell De Morgan.



CAUSE

Nei paesi sviluppati il cancro rappresenta una delle principali cause di morte. I tassi globali di sviluppo di neoplasie sono aumentati negli ultimi anni ( tra lo 0,5 e l’1,5 % annuo) principalmente a causa dell’ invecchiamento generale della popolazione e di modifiche dello stile di vita. Il fattore di rischio più significativo per lo sviluppo di una neoplasia è la vecchiaia. La maggior parte delle persone a cui viene diagnosticato un tumore maligno è di età superiore ai 65 anni.

Tra i fattori ambientali che contribuiscono alla mortalità: il fumo (25-30%), l'alimentazione e l'obesità (30-35%), le infezioni (15-20%), le radiazioni (sia ionizzanti che non, fino al 10%), lo stress, la mancanza di attività fisica e gli inquinanti ambientali.  

La maggior parte dei tumori sono di tipo non-ereditario. Le neoplasie ereditarie sono prevalentemente causate da un difetto genetico. Meno dello 0,3% della popolazione è portatrice di una mutazione genetica che ha effetto sul rischio di sviluppare un cancro.


È impossibile dimostrare con certezza ciò che ha causato un tumore in un individuo, in quanto nella maggior parte dei casi coesistono più cause possibili.



PATOGENESI

La patogenesi delle neoplasie è riconducibile a mutazioni del DNA che incidono sulla crescita cellulare. Le sostanze che causano mutazioni del DNA sono conosciute come mutagene; le sostanze che causano tumori sono definite agenti cancerogeni.  Molti mutageni sono anche cancerogeni, ma alcuni agenti cancerogeni non sono mutageni. (Ad esempio: l'alcol è un agente cancerogeno, ma non è mutageno)

  Ad un certo punto, una cellula dell'organismo "impazzisce", vale a dire perde alcune sue proprietà, ne acquisisce altre  e comincia a moltiplicarsi al di fuori di ogni regola. All'interno di ogni cellula esistono dei "geni controllori" destinati a impedire che una cellula alterata possa sopravvivere. Perché il processo tumorale si inneschi bisogna che i controllori siano fuori uso. A causa di questo guasto nel meccanismo che ne controlla la replicazione, le cellule si dividono quando non dovrebbero e generano un numero enorme di altre cellule con lo stesso difetto di regolazione. Le cellule sane finiscono quindi per essere soppiantate dalle cellule neoplastiche.

Sia le cellule di un tumore benigno che quelle di un tumore maligno tendono a proliferare in maniera abnorme ma, e questa è la differenza fondamentale, solo le cellule di un tumore maligno tendono a staccarsi, a invadere i tessuti vicini, a migrare dall'organo di appartenenza per andare a colonizzare altre zone dell'organismo. Il tumore benigno rimane dunque limitato all'organo in cui si è sviluppato, mentre il tumore maligno - nel corso di un processo che può avere una lunghezza estremamente variabile e che dura comunque anni - estende la malattia ad altri organi, fino a colpire e compromettere organi vitali. Questo processo prende il nome di metastatizzazione e le metastasi rappresentano la fase più avanzata della progressione tumorale, costituendo la causa reale dei decessi per cancro.
 


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