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Creme per il viso


 

A cura della Dott.ssa Valeria Pacifico, Medico Chirurgo Specialista in Dermatologia e Venereologia

“Cute sensibile”, iper-reattiva, intollerante, sono tutti sinonimi ormai largamente utilizzati per indicare una condizione, sempre più frequente, caratterizzata da una reattività abnorme della cute ai più svariati fattori ambientali(1,2). A parte gli agenti atmosferici (sole, vento), la polvere, l’inquinamento e gli stimoli termici intensi (sbalzi di temperatura, temperature molto fredde o molto calde), sono soprattutto i cosmetici, come detergenti, filtri solari e prodotti di make up, le sostanze più comunemente chiamate in causa. L’uso regolare di cosmetici troppo aggressivi o di scarsa qualità, e con un alto contenuto di sostanze potenzialmente irritanti (emulsionanti, profumi, conservanti etc) può, infatti, alterare l’integrità della barriera fisico-chimica cutanea, predisponendo il soggetto a fenomeni irritativi, anche con sostanze non propriamente irritanti e ben tollerate dalla maggior parte della popolazione(3).

Sebbene storicamente ritenuta un problema tipico del sesso femminile, gli studi epidemiologici condotti nell’ultima decade, oltre ad evidenziare una sempre più elevata incidenza del fenomeno (soprattutto nei paesi industrializzati), hanno dimostrato un interessamento sempre maggiore anche del sesso maschile, probabilmente in relazione alla crescente popolarità dei prodotti cosmetici tra gli uomini(4).

Nonostante sia un fenomeno in costante crescita, la “cute sensibile” rimane ancora oggi una condizione difficile da definire e da documentare dal punto di vista clinico. Nella maggior parte dei casi, infatti, la diagnosi si basa su sintomi soggettivi di bruciore, prurito e senso di secchezza cutanea, in assenza di segni clinici obiettivabili sulla cute. Ci sono, tuttavia, alcuni elementi abbastanza tipici che possono essere ricercati, come la scarsa elasticità e la secchezza cutanea, oltre alla spiccata tendenza alla desquamazione(5).

Il viso è la zona del corpo più frequentemente interessata, probabilmente in relazione al frequente e ripetuto impiego di cosmetici e di prodotti di make up. La cute del viso è, inoltre, caratterizzata da uno strato corneo più sottile (e quindi più permeabile alle sostanze) ed, infine, da una maggiore densità di vasi e terminazioni nervose, che ne giustificherebbero in parte la maggiore reattività. I solchi naso-labiali sono le aree del volto più sensibili, seguite dalle guance, dal mento, dalla fronte, dal labbro superiore e dalle regioni perioculari(6).

La comprensione dei meccanismi patogenetici alla base della cute sensibile, così come la scelta di prodotti dermo-cosmetici idonei alla gestione di questo tipo di problema non può prescindere da una buona conoscenza della struttura della cute e soprattutto di quel complesso di elementi che noi definiamo“barriera fisico-chimica cutanea”.

Una delle principali funzioni della cute è, infatti, quella di garantire un “effetto barriera” nei confronti di agenti fisici, chimici e microbici provenienti dall’esterno. Inoltre, la cute ha il compito di modulare la perdita transcutanea di acqua per perspiratio insensibilis (Trans Epidermal Water Loss, TEWL), garantendo un’adeguata idratazione degli strati epiteliali superficiali. I corneociti dello strato corneo, circondati da un involucro corneo proteico (cornified envelope) ed immersi in una matrice di lipidi interlamellari, in una struttura molto simile a quella di un muro di mattoni (corneociti) e cemento (lipidi), costituiscono le basi strutturali della barriera cutanea. I lipidi lamellari, insieme a lipidi sebacei (secreti dalle ghiandole sebacee), a sostanze acquose (che derivano dalla sudorazione e dalla traspirazione) e a detriti cellulari, contribuiscono alla formazione del tanto spesso nominato “film idrolipidico di superficie”. Rivestono, quindi, un ruolo fondamentale nella formazione e nel mantenimento dell’integrità di barriera, aiutando a prevenire la perdita di acqua (Trans Epidermal Water Loss, TEWL) e la penetrazione di materiale idrosolubile. I corneociti, inoltre, contengono una frazione di sostanze umettanti di basso peso molecolare, il cosiddetto Natural Moisturizing Factor (NMF) che, insieme ai componenti del film idrolipidico di superficie, concorre al mantenimento della funzione barriera della cute. La TEWL, Trans Epidermal Water Loss, quantità di acqua che migra dal derma e dall’epidermide attraverso lo strato corneo all’ambiente esterno, è un sensibile indicatore dell’integrità della barriera cutanea. Sebbene i meccanismi alla base della “cute sensibile” non siano del tutto chiari, un’aumentata permeabilità dello strato corneo (e quindi della barriera cutanea) ed una esagerata risposta della componente vascolare e nervosa cutanea, sembrerebbero responsabili del fenomeno. Alcuni Autori hanno suggerito che l’iper reattività cutanea dei soggetti affetti da cute sensibile sia dovuta ad uno stato infiammatorio cronico a livello del derma superficiale, scatenato dal sistema immunitario cutaneo(7,8). In questo contesto, fattori psicosomatici (stress), provocherebbero, inoltre, il rilascio di neurotrasmettitori (sostanza P, ecc) da parte delle terminazioni nervose libere cutanee, che a loro volta indurrebbero vasodilatazione e degranulazione dei mastociti con rilascio di mediatori dell’infiammazione (infiammazione neurogenica)(9). Proprio analizzando le basi patogenetiche della “cute sensibile”, è impossibile non notare le analogie con altre condizioni molto comuni, come la dermatite atopica o l’acne rosacea, malattie infiammatorie della cute ad andamento cronico-recidivante, anch’esse caratterizzate da una alterata funzione barriera cutanea e, giust’appunto, da una spiccata iper reattività della cute a stimoli di varia natura. Una storia di atopia (dermatite atopica, asma, rinite allergica) è riscontrata nel 50% delle donne con cute sensibile, che è circa due volte la prevalenza dell’atopia nella popolazione generale(10). È, quindi, importante, prima di porre diagnosi di “cute sensibile”, escludere la presenza di altre dermatosi che, spesso, necessitano di una gestione terapeutica farmacologica adeguata.

In assenza di una terapia standardizzata e validata per la gestione del fenomeno “cute sensibile”, una corretta dermo-cosmesi assume un ruolo fondamentale nel controllare e migliorare i molteplici aspetti di questo fenomeno. La crescente richiesta da parte del mercato di prodotti destinati alle pelli più sensibili, ha indotto, quindi, le più importanti case cosmetiche ad investire risorse nella creazione di detergenti, idratanti, deodoranti e prodotti di make up specificamente formulati per garantire la protezione della cute e rispondere alle esigenze di questa fetta più delicata della popolazione.

Come orientarsi però di fronte alla vastissima gamma di prodotti in commercio? Quali caratteristiche deve avere un cosmetico per poter essere utilizzato con sicurezza da questa categoria di soggetti?
Per prima cosa un cosmetico ideale, a prescindere dalla funzione che è chiamato a svolgere, non deve compromettere la fisiologia cutanea e l’integrità di barriera.


Cominciamo dalla detersione, atto di igiene quotidiana compiuto anche più volte al giorno. Una detersione troppo aggressiva, come quella a base di tensioattivi, specialmente se anionici o cationici (più irritanti), può provocare un danno alla struttura lipidica (azione delipidizzante sulla barriera cutanea) e proteica dello strato corneo, con aumento della permeabilità cutanea a fattori potenzialmente irritanti, diminuzione della capacità di difesa da aggressioni chimiche e batteriologiche e, soprattutto, aumento del passaggio trans-epidermico di acqua (TEWL) e riduzione dell’idratazione cutanea. L'impiego di un classico sapone alcalino (pH 10.2) due volte al giorno è in grado di ridurre lo spessore dello strato corneo, aumentando ulteriormente la reattività cutanea(11). Il detergente ideale è, invece, quello che riesce a rimuovere efficacemente lo sporco, il grasso e gli inquinanti ambientali, pur rispettando la componente lipidica e proteica di barriera. Nei soggetti con “cute sensibile” sono sicuramente più indicati prodotti a basso potere irritante, poco schiumogeni, ed in grado di apportare sostanze (idratanti ed emollienti) utili al mantenimento delle condizioni ideali. I syndet, sistemi detergenti sia solidi che liquidi ottenuti senza il processo di saponificazione (saponi-non-saponi) e dotati di un pH debolmente acido o fisiologico (5,5 e 7), vicino a quello della cute, sono più rispettosi della fisiologia cutanea. I syndet liquidi, in particolare, sono ancora meno irritanti, in quanto in tali formulazioni possono essere utilizzate miscele di tensioattivi in minore concentrazione. L’aggiunta di sostanze eudermiche ad azione protettiva o idratante, come olii vegetali (olio di girasole e semi di soia), agenti umettanti (glicerolo), ceramidi e colesterolo, permette in parte di neutralizzare l’azione delipidizzante dei tensioattivi, mitigando la TEWL e riducendo la secchezza cutanea.

Un altra categoria di detergenti che trova una specifica indicazione nei soggetti con “cute sensibile” è quella dei detergenti per affinità (olio e latte detergenti) che, non necessitando dell'impiego di tensioattivi, hanno un impatto riduttivo e destrutturante sulla barriera cutanea decisamente minore. Sebbene possano anche non essere rimossi con acqua, il risciacquo dovrebbe, comunque, completare la detersione, per evitare che altre sostanze, necessarie alla formulazione (emulsionanti, conservanti etc), possano permanere sulla cute predisponendo a fenomeni irritativi o allergici.

L'impiego dell'acqua senza detergente, abitudine diffusa tra chi soffre di “cute sensibile”, nel tentativo di ridurre il grado di reattività cutanea, non apporta nessun beneficio. L'acqua da sola, infatti, come fase unica, non è prontamente assorbita dalla cute e può, al contrario, avere un effetto delipidizzante sulla barriera cutanea(12).

La cute sensibile è per definizione generalmente secca o molto secca. Per tale motivo la scelta di una buona formulazione idratante, da utilizzare subito dopo la detersione, riveste un ruolo fondamentale nel ristabilire l'integrità dello strato corneo (ristrutturanti di barriera), migliorare l'idratazione cutanea e prevenire l’esacerbazione dei sintomi. Le formulazioni idratanti sono, in genere, il frutto della combinazione di agenti emollienti, umettanti ed occlusivi. Prodotti idratanti arricchiti di sostanze in grado di accelerare il processo di riparazione dello strato corneo (lipidi: colesterolo, acidi grassi, ceramidi, pseudoceramidi), sembrano essere particolarmente indicate nei soggetti con cute sensibile, riducendone la suscettibilità ai fenomeni irritativi. Alle formulazioni idratanti sono spesso aggiunte sostanze capillaro-protettrici (vitamina C, bioflavonoidi) e con una blanda azione antinfiammatoria (acido glicirretico, ossido di zinco etc). Gradevole, evanescente e di facile applicazione, la crema, emulsione olio-in-acqua o acqua-in-olio, è senza dubbio la formulazione più indicata nei soggetti con cute sensibile.

Come per i detergenti, quando si sceglie un qualsiasi altro prodotto dermo-cosmetico destinato ad un soggetto con “cute sensibile”, è importante porre particolare attenzione al contenuto di sostanze potenzialmente irritanti o allergizzanti, quali profumi, conservanti, metalli pesanti e, soprattutto, emulsionanti. Questi ultimi, infatti, sono prevalentemente tensioattivi cationici ed anionici, fortemente irritanti, il cui contenuto, seppur necessario, dovrebbe essere il più basso possibile.

Per quanto riguarda la fotoprotezione e l’impiego di schermi solari, nei soggetti con “cute sensibile” sarebbe opportuno privilegiare formulazioni a base di filtri fisici (ossidi di zinco, di titanio, di carbonato di magnesio, di talco e di caolino). Questi sono fotostabili e non irritanti, nè allergizzanti, a differenza dei filtri chimici che, penetrando attraverso lo strato corneo, possono andare incontro o fotodegradazione, predisponendo a fenomeni irritativi o allergici. Nonostante il buon profilo di sicurezza, l’impiego dei filtri fisici è, però, limitato dalla loro scarsa piacevolezza cosmetica. In alternativa possono, quindi, essere utilizzate nuove formulazioni, elaborate attraverso tecnologie che consentono di aumentare l’efficacia protettiva verso i raggi UV, pur mantenendo una bassa quota di filtri chimici.

  Bibliografia

  1. Primavera G, Berardesca E. Sensitive skin: mechanisms and diagnosis. Int J Cosmet Sci. 2005 Feb;27(1):1-10
  2. Berardesca E, Farage M, Maibach H. Sensitive skin: an overview. Int J Cosmet Sci. 2013 Feb;35(1):2-8
  3. Saint-Martory C, Roguedas-Contios AM, Sibaud V, et al. Sensitive skin is not limited to the face. Br J Dermatol 2008; 158: 130-133
  4. Farage MA. How do perceptions of sensitive skin differ at different anatomical sites? An epidemiological study. Clin Exp Dermatol 2009; 38:521-530
  5. Seidenari S, Francomano M, Mantovani L. Baseline biophysical parameters in subjects with sensitive skin. Contact Dermatitis 1998; 38: 311-315
  6. Chew A and Maibach H. Sensitive skin. In: Dry Skin and Moisturizers: Chemistry and Function. (Loden M and Maibach H eds), pp 429-440. CRC Press, Boca Raton 2000
  7. Berardesca E, Cespa M, Farinelli N, et al. In vivo transcutaneous penetration of nicotinates and sensitive skin. Contact Dermatitis 1991; 25:35-38
  8. Yamasaki K and Gallo RL. The molecular pathology of rosacea. J Dermatol Sci 2009; 55:77-81
  9. Kumagai M, Nagano M, Suzuki H, et al. Effects of stress memory by fear conditioning on nerve-mast cell circuit in skin. J Dermatol 2011; 38:553-561
  10. Willis CM, Shaw S, De Lacharriere O, et al. Sensitive skin: an epidemiological study. Br J Dermatol 2001; 145(2):258-263
  11. White MI, Jenkinson DM, Lloyd DH. The effect of washing on the thickness of the stratum corneum in normal and atopic individuals. Br J dermatol 1987; 116(4):525-530
  12. Cheong WK. Gentle cleansing and moisturizing for patients with atopic dermatitis and sensitive skin. Am J Dermatol 2009 (10 Suppl):13-17
 


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