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E' necessario chiarire innanzitutto che una dieta anti-aging è completamente differente da una dieta dimagrante: l'elemento comune alle due diete è dato dalla restrizione calorica, volta alla riduzione o al controllo del peso corporeo, che è un fattore importante in direzione anti invecchiamento.  

Più specificamente, occorre modificare la composizione corporea individuale, riequilibrando il  rapporto tra massa grassa e massa magra, a favore di quest'ultima: risultato che si ottiene coniugando una corretta alimentazione con l'esercizio fisico, indispensabile per lo sviluppo della massa magra (massa muscolare). Un incremento della massa magra aumenta la capacità dell'organismo di consumare le calorie, così come accade nelle persone giovani; ma non solo, l'incremento della massa magra e una parallela riduzione della massa grassa, mantiene o incrementa in modo ottimale la produzione e i livelli degli ormoni e delle sostanze bioumorali chiave dell'invecchiamento (GH, IGF-1, insulina, glucagone, cortisolo, Dhea).  

Abitudini alimentari scorrette, infatti, limitano la normale espressione della propria potenzialità genetica ed attivano i geni coinvolti nel processo di invecchiamento. Insomma, il primo passo da compiere è attivare al meglio la propria potenzialità genetica mangiando in maniera corretta e facendo esercizio fisico con regolarità.  

L'International Anti Aging Commission, sulla base delle conoscenze scientifiche del processo di invecchiamento, ha definito le AADN (Anti Aging Dietary Norms), indicando le sostanze nutritive essenziali per la prevenzione dell'invecchiamento umano e i relativi livelli di assunzione necessari.

Tale commissione di esperti afferma che le diete a basso contenuto calorico e basate su corretti valori delle sostanze nutritive necessarie, sono in grado di migliorare significativamente diversi biomarcatori dell'invecchiamento umano.

L'alimentazione anti aging si basa su un rapporto tra carboidrati/proteine/grassi, nella misura di: 40/30/30 o 45/25/30, mentre il rapporto tra omega-6 e omega-3 necessita un riequilibrio a favore di questi ultimi, passando dal vecchio ratio di 5:1 all'attuale, che si colloca in un range tra il 2:1 e il 4:1.

L'apporto dei carboidrati dovrebbe vedere privilegiati quelli ricchi in fibra, a basso contenuto in amido, a ridotto contenuto in zuccheri semplici e a basso indice glicemico.  

L'apporto protidico dovrebbe essere preferibilmente garantito dalle carni bianche e dai prodotti della pesca, così come dalle proteine vegetali, proprio dieta_mediterranea.jpgper ridurre l'apporto proteico derivato dalle carni rosse, che potrebbe altrimenti svolgere un ruolo acidificante, con accelerazione del processo di invecchiamento anziché una sua fisiologica decelerazione.

proteine vegetali.jpgIn tale ottica diventa estremamente importante incrementare l'apporto degli alimenti alcalinizzanti, impostando la propria alimentazione in modo tale che questi rappresentino circa il 70-75 per cento del consumo giornaliero. Molti alimenti, pur essendo acidificanti, sono indispensabili per altre ragioni e quindi non devono assolutamente essere eliminati, pertanto il loro apporto acidificante deve essere imprescindibilmente compensato con un'aumentata assunzione di cibi a contenuto alcalinizzante.

pesce-omega 3.jpgPer quanto concerne l'apporto lipidico, è importante l'assunzione prevalentemente di acidi grassi insaturi, bilanciando i mono e i poliinsaturi, affinchè il ratio omega-3 e omega-6 sia mantenuto corretto. In caso contrario, uno sbilanciamento eccessivamente a favore degli acidi grassi omega-6, favorirebbe l'attivazione dei "cattivi" eicosanoidi, incrementando quei fattori dell'infiammazione imputati nel processo di invecchiamento dell'organismo.  

Linee guida per un'alimentazione anti-aging:  

- Assumere una quantità inferiore di cibo (indicativamente per la popolazione italiana circa il 20%/die) e modulare l'apporto percentuale dei macronutrienti.

- Spezzettare l'alimentazione in piccoli pasti: data la fisiologica riduzione dell'eubiosi intestinale col passare degli anni, oltre al vantaggio sull'omeostasi glicemica si ottiene anche un miglior assorbimento dei micronutrienti.

- Assumere carboidrati a basso indice glicemico, che aiutano a ridurre l'insulina e a aumentare i livelli di glucagone, privilegiandone l'assunzione nelle prime fasce orarie della giornata, evitando assolutamente un abbondante apporto glucidico a cena.

- Aumentare l'apporto dei protidi, in particolare di fonte vegetale, così da favorire la produzione degli ormoni dell'invecchiamento, in particolare del HGH, da cui il consiglio di un pasto più fortemente protidico a cena.

- Bere moderatamente durante i pasti e più abbondantemente fuori pasto, soprattutto al mattino e alla sera; inoltre ridurre drasticamente l'apporto di acqua e bibite gassate durante i pasti, evitando un'eccessiva acidificazione dei fluidi intracellulari, che è causa diretta della riduzione dell'efficienza funzionale cellulare.

- Far precedere l'assunzione delle proteine a quella dei carboidrati, così da massimizzare l'azione del glucagone.

- Controllare l'apporto di bevande alcooliche, contenendolo in un bicchiere di vino a pasto, privilegiando quello rosso, che vede una maggior presenza di tannini, catechine e antiossidanti.

- Consumare sostanze antiossidanti    



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