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ORIGINI  

L'olio di palma e l’olio di palmisto (detto anche l'olio di semi di palma) sono due tipi di oli vegetali ricavati dalle palme da olio, principalmente dalla Elaeis guineensis. La Elaeis guineensis, pur essendo originaria dell'Africa, viene oggi coltivata soprattutto in Malesia e Indonesia.

Dalla palma da olio si ricavano dunque olio di palma (dal frutto) e olio di palmisto (dai suoi semi): entrambi sono solidi o semi-solidi a temperatura ambiente, ma con un processo di frazionamento si possono separare in componente liquida e solida.

L’olio di palma è il secondo olio commestibile più prodotto, dopo l'olio di soia. È anche un componente importante anche nella produzione di molti saponi e prodotti per la cura della persona.

STORIA

L'olio di palma è sempre stato molto usato nei paesi dell'Africa occidentale come olio alimentare. I mercanti europei che commerciavano in quei luoghi talvolta lo importavano in Europa, ma poiché l'olio era abbondante ed economico, l'olio di palma rimase raro fuori dall'Africa occidentale. L'olio di palma in seguito divenne un prodotto altamente commerciato dai mercanti britannici per il suo uso come lubrificante per le macchine della rivoluzione industriale, e come materia prima per prodotti a base di sapone. La palma da olio fu introdotta nel 1848 dagli olandesi nell'isola di Giava e nel 1910 in Malesia da scozzesi e inglesi. A partire dagli anni sessanta il governo promosse un grande piano di coltivazione della palma da olio con lo scopo di combattere la povertà. A ciascun colono venivano assegnati circa 4 ettari di terra da coltivare con palma da olio o gomma, e 20 anni per ripagare il debito

PERCHE’ SI USA

Nella maggior parte delle ricette dei prodotti da forno è necessario aggiungere una certa quantità di sostanze grasse: olio, burro, a seconda della preparazione. I grassi che regalano una miglior struttura e consistenza al prodotto da forno sono i grassi saturi, cioè quelli semisolidi come il burro, meno gli oli vegetali, che sono insaturi e liquidi.

L’olio di palma, pur essendo di origine vegetale, rappresenta un’eccezione, poiché ha una composizione in acidi grassi più simile al burro: è infatti composto essenzialmente da grassi saturi (palmitico, stearico e laurico). Di conseguenza ben si presta, per le sue proprietà chimiche, a sostituire il burro nelle preparazioni industriali.

Rispetto al burro, l’olio di palma ha un costo nettamente inferiore, è praticamente insapore, e aggiunto alle preparazioni non ne altera la gradevolezza. Inoltre, rispetto al burro garantisce una conservabilità maggiore dei prodotti, per la sua maggior resistenza alla temperatura e all’irrancidimento.

Il suo ingresso massiccio tra i nostri cibi è avvenuto in seguito all’inasprimento delle normative dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sui grassi idrogenati, come le margarine, una trasformazione degli oli vegetali inizialmente impiegata come ripiego al burro, ma reputata subito nociva su vari fronti della salute. Se ora ci ritroviamo a consumare olio di palma, quindi, è anche per evitare che nei nostri alimenti ci fosse di peggio. Con l'entrata in vigore del Reg.Ue 1169/2011, dal 2015 è obbligatorio indicare, nelle etichette dei prodotti alimentari prodotti nella Comunità Europea, l'origine vegetale specifica di oli e grassi e di conseguenza dichiarare l'utilizzo anche dell'olio di palma.

DOVE E’ PRESENTE

Sono numerose le occasioni in una giornata in cui possiamo assumere olio di palma. È contenuto infatti in molti prodotti da forno come cereali, biscotti, merendine confezionate. Oltre a colazione possiamo incontrarlo anche nei prodotti da forno salati cracker (crackers, snack, pane...), ma anche nel gelato confezionato. E’ presente inoltre in molti alimenti per l’infanzia ( biscotti, latte in polvere in primis)

RISCHI PER LA SALUTE

Fa male? Dipende da quanto ne consumiamo. Trattandosi di un grasso saturo, va considerato esattamente come tutti gli altri grassi saturi (burro, strutto, ecc). Quindi è bene limitarne il consumo. Quello che però è sbagliato è sostenere che altri grassi, come il burro, la margarina o altri oli vegetali, specie se cotti, non facciano male, mentre l’olio di palma sì. La soglia accettabile di consumo è quella del 10% massimo sul totale delle calorie giornaliere. Una quota che comprende però tutti i grassi saturi, sia quelli di origine vegetale che animale, non solo quelli dell’olio di palma.

Se consumato occasionalmente l’olio di palma non rappresenta un problema particolare per la salute delle persone. Le cose cambiano quando viene assunto ogni giorno, più volte al giorno. In questo caso i rischi sono soprattutto a carico del sistema cardiovascolare. Questo perché una delle caratteristiche più nocive dei grassi saturi è quella di favorire alti livelli di trigliceridi e di LDL ("colesterolo buono") e bassi livelli di HDL ("colesterolo cattivo"). Rischio comune a tutti  i grassi saturi.

Contro  l’olio di palma non si registrano al momento posizioni ufficiali da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare, del ministero della Salute, né dell’Istituto superiore di sanità: gli organi preposti a vigilare sulla nostra salute, ma sono in corso numerosi studi.   

LA QUESTIONE SOCIALE/AMBIENTALE

La polemica sociale legata all’olio di pala riguarda il timore è che la sottrazione di terre per la coltivazione di palme da olio possa aver danneggiato le popolazioni residenti.

La questione ambientale riguarda invece i danni prodotti dalla deforestazione per la creazione delle coltivazioni, che metterebbe a rischio specie già in via d'estinzione, come il pongo o la tigre di Sumatra.




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